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Romanzo drammatico, affronta la questione delle
minoranze religiose in Iraq dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. In
particolare, è trattato il tema delle sorti della minoranza cristiana.
Il libro ci consegna uno spaccato dell’Iraq
negli anni seguenti la caduta di Saddam e l’invasione americana, presentando
un argomento drammaticamente attuale.
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L’azione si svolge a Baghdad,
nell’epoca successiva alla caduta del regime di Saddam Hussein e all’invasione
americana.
Gli eventi narrati nel romanzo si
svolgono nell’arco di una sola giornata, e prendono spunto da un fatto
realmente accaduto nel 2010, nella chiesa di Nostra Signora del Soccorso, a
Baghdad..
Yussef è un iracheno cristiano
sulla settantina, vive solo in una grande casa. Ospita così una coppia di
giovani sposi, Luay e Maha, anch’essi cristiani, che hanno perduto la propria
abitazione.
La convivenza mette subito in
luce le divergenze tra le generazioni: mentre Yussef vive con il pensiero
rivolto al passato, rifiutando di emigrare e di lasciare la casa che ha
costruito e in cui ha vissuto per mezzo secolo, Maha è una giovane donna la cui
vita è stata sconvolta dalla violenza settaria: è stata infatti separata dalla
propria famiglia, ha perduto la casa, vive come una rifugiata nel proprio
paese, alloggiata in casa di Yussef. Aspetta solo di terminare gli studi per
poi emigrare con il marito da un paese in cui non si trova più a proprio agio,
ma in cui si sente una straniera in patria. Mentre Yussef ha conosciuto decenni
di pace e di benessere, sia pure sotto il tallone della dittatura, Luay e Maha
sono cresciuti in un paese in guerra, sconvolto dall’invasione americana,
lacerato dalla guerra civile e dalle lotte tra minoranze etniche e confessioni
religiose.
I tre ascoltano dalla televisione
la notizia della condanna a morte di Tareq Aziz, l’ex vicepresidente del regime
di Saddam Hussein. La notizia provoca un’accesa discussione: Maha è convinta
che Tareq Aziz sia stato condannato alla pena capitale in quanto cristiano, non
in quanto primo collaboratore del deposto dittatore. Maha teme che Aziz sarà
solo la prima vittima della violenza settaria e che tutti i cristiani d’Iraq
finiranno sterminati. Yussef ribatte che i cristiani sono presenti in Iraq da
secoli, che l’Iraq è la patria comune di cristiani e musulmani, che nessuno
potrà mai scacciare i cristiani dal paese o farne oggetto di persecuzioni. La
discussione si protrae e si acuisce. Innervosita, Maha lascia la stanza con
parole dure per Yussef, accusandolo di essere troppo anziano per capire gli
eventi che si svolgono sotto i loro occhi.
Più tardi, la giovane si pente
della propria asprezza e desidera scusarsi con Yussef: per farsi perdonare,
decide di preparargli per cena il suo piatto preferito.
Ma il desiderio di Maha è
destinato a non realizzarsi: è domenica, e i tre si recano in chiesa per la Messa , nella basilica di
Nostra Signora del Soccorso, nel centro di Baghdad.
La chiesa è affollata di
cristiani raccolti in preghiera; all’improvviso, un gruppo di terroristi
islamici irrompe nel luogo sacro, sparando sui fedeli. Alcune persone, colpite,
cadono. I terroristi prendono in ostaggio un piccolo gruppo di cristiani, fra i
quali Yussef e Maha. L’uomo abbozza una reazione, ma è colpito dai terroristi:
quattro pallottole trafiggono il suo corpo. L’ultima frase di Yussef, prima di
spirare, è un’invocazione alla Madonna, ”Ave Maria”.
I terroristi porgono un cellulare
a Maha, imponendole di telefonare a un canale satellitare arabo per comunicare
le intenzioni del gruppo e le condizioni per il rilascio degli ostaggi. Mentre
la giovane si appresta a eseguire gli ordini, un’unità scelta dell’esercito
iracheno irrompe nella chiesa e, con un’azione fulminea, uccide i terroristi e
libera gli ostaggi. Maha si rende conto con amarezza che l’obiettivo dei
militari non era quello di salvare i cristiani, ma piuttosto quello di condurre
un’azione brillante da mostrare sui media.
Il cadavere di Yussef rimane
diverse ore riverso sul pavimento della chiesa, in una pozza di sangue, mentre
la squadra dell’antiterrorismo, che ha condotto il blitz, ha filmato ogni fase
dell’operazione per postare il video su You Tube, facendo attenzione a
escludere il corpo d Yussef dal filmato .
A Maha e a suo marito non resta
che l’esilio.
OPINIONE
Un romanzo amaro e attualissimo, che offre infatti un vivido
spaccato della società irachena dei nostri giorni, affrontando l’attualissima
questione delle confessioni minoritarie in Iraq, e soprattutto della minoranza
cristiana.
L’altro
tema trattato è quello del confronto generazionale: mentre la generazione
matura non ammette la violenza, rifiuta categoricamente l’idea di dover
convivere con essa, ma non riesce neppure a pensare alla propria migrazione
verso terre lontane, la generazione giovane è cresciuta durante la guerra e
l’invasione, è abituata al sangue, ai soprusi e alle lotte intestine, non si fa
illusioni sul futuro e progetta quindi l’esilio, come unica alternativa alla
morte violenta.
Un
romanzo drammaticamente attuale, che sarebbe bello poter leggere presto in italiano.
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